Finanziato dal Progetto LGBT del Consiglio d’Europa nell’ambito delle attività previste dalla Raccomandazione CM/Rec(2010)5 agli Stati membri sulle misure volte a combattere la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere, Arcigay ha presentato il video “Spegniamo l’odio!” definito, sul suo sito, contro l’omotransfobia anche se nel video di transofbia non c'è traccia.
Gli autori materiali sono i Latte creative, un gruppo di web creative, composto esclusivamente da uomini, come si evince nel loro sito, in inglese, sito nel quale del video in questione però non v'è traccia...
Guardiamo il video e poi analizziamolo insieme.
Il video riporta alcune delle dichiarazioni omofobe (e non trasnfobiche) diffuse dai mass media generalisti pronunciate da Vittorio Sgarbi, Daniela Santanchè, Giancarlo Gentilini, Giancarlo Cerrelli, Pino Scotto, Mariano Apicella, Romano La Russa, Padre Livio (di Radio Maria) e Alessandra Mussolini.
Le loro parole fuoriescono da uno schermo tv disegnato di profilo e colpiscono la sagoma naif e asessuata di una persona.
Alla fine la tv così come è stata accesa viene spenta e compare l'headline Spegniamo l'odio,
spiegato dal bodycopy
Omofobia e Transfobia (che nel video non c'è...) non sono un'opinione. Firma la petizione al Parlamento ...e non arrenderti mai all'odio.
Se il concetto che la tv riversa nelle case e nelle teste della cittadinanza italiana l'odio omofobico è ben sviluppato da un'idea grafica che mostra le parole estrudere dalla tv in maniera aggressiva e schiacciante, ai danni di una sagoma indifesa sballottata di qua e di là, la parte grafica dello spot prende la mano ai creative (nessun sessismo, sono tutti uomini) con uno sconcertante effetto di censura.
Censura dei volti di chi quelle parole le ha pronunciate che così perdono peso, nonostante il sostegno grafico, proprio perchè, a differenza che quando quelle parole sono state pronunciate, qui nello spot gli omofobi e le omofobe non ci mettono la faccia.
Lo spot ottiene così un effetto spersonalizzante che dà alle parole dette la leggerezza disimpegnante del sentito dire, del ti dico il peccato ma non il peccatore.Non mostrare le facce di chi ha detto le porcate omofobe riportate nello spot dà loro un ineluttabile un effetto privacy che tutela le persone che le hanno dette che non sono facilmente riconoscibili in voce tranne l'onorevole Mussolini nominata da Vespa.
Questa anonimizzazione delle persone omofobe sposta tutta la responsabilità al canale emettitore (la tv) e ne esime chi quelle parole le ha dette dimostrando l'esatto contrario del headline:
queste parole dette sono una opinione diffusa e anonima, perchè generalizzate e uniformemente diffuse tanto che non c'è bisogno di riportare le facce di chi le ha dette perchè tanto le dicono e le pensano un po' tutti e tutte...
Ognuno e ognuna deve sempre invece essere riportato e riportata alla responsabilità di quanto dice e pensa mettendoci almeno la faccia, faccia che ogni singola persona le cui parole sono riportate in audio originariamente ci hanno messo (a parte quelle di chi ha parlato in radio beninteso...).
Ma l'impronta grafica di questo spot ha un effetto ben più grave.
Mancano le persone che queste parole colpiscono e schiacciano, i volti dei tanti uomini e donne che, in quanto persone omosessuali, sono state picchiate, aggredite, istigate al suicidio e uccise.
L'anonimizzazione delle vittime delle parole di omofobia rende il reato stesso dell'omofobia un reato non contro le persone ma paradossalmente un reato di opinione che non colpisce una persona concreta in carne ed ossa che con la sua datità di essere umano (e donnano) ma colpisce una categoria astratta e ideale rappresentate da una sagoma anonima che non han un peso sociale tanto da non apparire nememno in video.
Privilegiare le parole di odio fatte risaltare da una serie di pattern grafici carini e fantasiosi senza dare visibilità alle persone omosessuali che da quelle parole sono colpite relega ancora una volta le perosne omosessuali all'invisibilità, alla censura, alla non esistenza.
Mi chiedo come è venuto in mente a questi geni del web design di usare il video che sono precipuamente immagini in movimento e rinunciare all'icasticità della fotografia come se non ci fossero a disposizione foto di persone omosessuali ammazzate o picchiate...
Finché le parola frocio di merda fanno cadere la sagoma asessuata di un omino nessuno si sente chiamato in causa perchè nessuna persona concreta e reale viene mostrata come vittima in carne ed ossa confermando che le parole omofobe colpiscono le idee e non le persone un po' come lo stupro quando era ancora reato contro la morale e non contro la persona.
Un autogol dei più clamorosi insomma dei quali bisogna pure che la cittadinanza italiana tutta inizi a chiedere d'onde a chi spende così male i soldi della comunità europea che sono soldi nostri per fare dei video graficamente carini e non dei messaggi politici efficaci.