Chissà se uscirà mai in Italia Plaire, courir et aimer vite (t.l Piacere, amare e correre veloce) (Francia, 2017) di Christophe Honoré uno dei più bei film sullàomoerotismo e i rapporti sessuali tra uomini del nuovo millennio ci sia capitato di vedere, dopo Le chanson d’amour (Francia, 2004) sempre suo...
Ambientato nell’estate del 1993 racconta della fine della vita di Jacques (Pierre Deladochamps), uno scrittore di successo la cui sieropositività si sta conclamando in sida, e dell’inizio della vita omoamorosa di Arthur (Vincent Lacoste) che alterna la frequentazione di Nadine (Adéle Wismes) con i ri,orchi sessuali nei luoghi di battuage della città di Rennes.
Anche Jacque ha avuto frequentazioni etero tanto da scappargli un giovane figlio che abita con lui e assiste senza trauma ferire alle frequentazioni paterne, non piu di rimorchio, ma relazionali.
I personaggi del film, nonostante le relazioni interpersonali fuori da ogni schema e contrapposizione etero omo rimangono dei personaggi solitari per vocazione intellettuale, a cominciare dal migliore amico di Jacque Mathieu (Denis Podalidés) troppo preso dal suo lavoro per coltivare relazioni amorose.
Honoré coglie nel segno quando descrive questi omosessuali del secolo scorso come persone incapaci di coniugare sesso amore e amicizia nello stesso rapporto. Lo dice un ex di Jacques a Lolo il figlio di Jacques quando gli spiega di amare suo padre ma di essere un amico (e non certo per pudore nei confronti del dodicenne) e non un innamorato.
In una scena esemplare e indimenticabile Jacques al telefono ruba del tempo ad Arthur in un![]()
momento di pausa di un rimorchio sessuale con un ragazzo molto bello (che lascia ad attendere nel suo letto, languido) mentre ascolta al telefono i riferimenti letterari che JAcque gli propone a proposito del rimorchio biondo.
Quel che lega Jacques e Arthur non è il sesso ma l-amicizia che va al di là del sesso esattamente come succede ai maschi etero capaci di rinunciare momentaneamente alla figa per interesse amicale.
Certo l’interesse di Jacques e Arthur l’un per l’altro è basato su una attrazione erotica che normalmente tra amici etero non c’è (e a leggercela per forza si compie atto di omonegatività) ma nell’alveo Del rimorchio omoerotico del secolo scorso il sesso rimane performance e non trova mai il modo per tradursi in ginnastica amorosa.
Manca a questi personaggi l’immaginario collettivo quello che fa credere loro possibile che le persone con cui scopi tu le possa amare mentre ci scopi e non tramite i sentimenti dell’amicizia in una contrapposizione tra identità di genere che ricalca quelle etero tra maschi e femmine.
E tanto ci basta per queste note scritte di fretta la mattina al risveglio del mio soggiorno parigino.
Unico rammarico per questo bel film e triste (Jacques rinuncerà ad Arthur, senza spiegarglielo, perché non vuole affrontare l’aids con lui ma da solo) è la totale mancanza di un côté politico. Come se i froci malati di aids non abbiano fatto comunella e si siano sostenuti a vicenda come bene ci ha mostrato 120 battermene par minute di Campillo al quale preferiamo senza esitazione il film di Honoré.
Sorprende inv il côté letterario del film tra Rimbaud e Koltes e vedere Arthur che si lascia distrarre dalla letteratura trascurando un giovane in carne ed ossa che lo attende a letto è credibile solo in Francia. Ed è anche per questo che ci vengo sempre, ogni volta che posso, per coltivare aspirazioni tradite dalla mia estrazione nazionale.
Ambientato nell’estate del 1993 racconta della fine della vita di Jacques (Pierre Deladochamps), uno scrittore di successo la cui sieropositività si sta conclamando in sida, e dell’inizio della vita omoamorosa di Arthur (Vincent Lacoste) che alterna la frequentazione di Nadine (Adéle Wismes) con i ri,orchi sessuali nei luoghi di battuage della città di Rennes.
I personaggi del film, nonostante le relazioni interpersonali fuori da ogni schema e contrapposizione etero omo rimangono dei personaggi solitari per vocazione intellettuale, a cominciare dal migliore amico di Jacque Mathieu (Denis Podalidés) troppo preso dal suo lavoro per coltivare relazioni amorose.
Honoré coglie nel segno quando descrive questi omosessuali del secolo scorso come persone incapaci di coniugare sesso amore e amicizia nello stesso rapporto. Lo dice un ex di Jacques a Lolo il figlio di Jacques quando gli spiega di amare suo padre ma di essere un amico (e non certo per pudore nei confronti del dodicenne) e non un innamorato.
In una scena esemplare e indimenticabile Jacques al telefono ruba del tempo ad Arthur in un
Quel che lega Jacques e Arthur non è il sesso ma l-amicizia che va al di là del sesso esattamente come succede ai maschi etero capaci di rinunciare momentaneamente alla figa per interesse amicale.
Certo l’interesse di Jacques e Arthur l’un per l’altro è basato su una attrazione erotica che normalmente tra amici etero non c’è (e a leggercela per forza si compie atto di omonegatività) ma nell’alveo Del rimorchio omoerotico del secolo scorso il sesso rimane performance e non trova mai il modo per tradursi in ginnastica amorosa.
Manca a questi personaggi l’immaginario collettivo quello che fa credere loro possibile che le persone con cui scopi tu le possa amare mentre ci scopi e non tramite i sentimenti dell’amicizia in una contrapposizione tra identità di genere che ricalca quelle etero tra maschi e femmine.
E tanto ci basta per queste note scritte di fretta la mattina al risveglio del mio soggiorno parigino.
Unico rammarico per questo bel film e triste (Jacques rinuncerà ad Arthur, senza spiegarglielo, perché non vuole affrontare l’aids con lui ma da solo) è la totale mancanza di un côté politico. Come se i froci malati di aids non abbiano fatto comunella e si siano sostenuti a vicenda come bene ci ha mostrato 120 battermene par minute di Campillo al quale preferiamo senza esitazione il film di Honoré.
Sorprende inv il côté letterario del film tra Rimbaud e Koltes e vedere Arthur che si lascia distrarre dalla letteratura trascurando un giovane in carne ed ossa che lo attende a letto è credibile solo in Francia. Ed è anche per questo che ci vengo sempre, ogni volta che posso, per coltivare aspirazioni tradite dalla mia estrazione nazionale.